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Una finestra sul Viet Tai Chi: 30 anni di tesi. #2 Van Thu

Il 2022 rappresenta un anno importante per il VTC, infatti celebriamo il 30° della asd VTC Italia e quindi del VTC nel nostro Paese. Trent’anni sono tanti e pochi per una disciplina che affonda le sue origini nei secoli di cultura e storia vietnamita. Per chi, come me, era presente 30 anni fa, sono proprio tanti: anni di pratica, studio, condivisione che ci hanno accompagnato e hanno modellato le nostre esistenze. Tanti saranno anche i modi di festeggiare questo compleanno. Il Centro Thien Mon li festeggia ricordando il contributo dei tantissimi istruttori che si sono diplomati e hanno presentato il loro lavoro di tesi scegliendo me come Relatore. Sono quasi un centinaio e alcuni di loro hanno presentato tutte le loro tesi insieme a me: percorsi di 15-20 anni condivisi nella teoria e nella pratica. Le loro tesi rappresentano un contributo sempre nuovo, interessante, originale; studio di ricerca oppure di sperimentazione; scelte tecniche o filosofiche; argomenti di ogni genere che mettono al centro lo studio e l’amore per il VTC. Alcuni praticano ancora oggi; altri hanno interrotto la pratica; ma solo interrotto perchè ritornare è sempre possibile e accade continuamente. Il Thien mon inizia a pubblicare estratti da queste tesi come ringraziamento a tutti per esserci ed esserci stati. Il loro lavoro non va perso, I buoni frutti della loro ricerca appartengono al Thien Mon e a tutto il VTC Italia.

Van Thu
– C. Faggiotto [2007]

Questa forma, dal punto di vista tecnico e filosofico, rappresenta un grande passo in avanti per gli allievi. Tecnicamente insegna a coltivare l’equilibrio attraverso il passaggio da posizioni basse a posizioni alte, dai calci alla posizione del serpente, ecc. Inoltre, insegna la circolarità dei movimenti e la precisione dei gesti pur senza perdere continuità e fluidità. Il mondo filosofico che si apre è quello del mutamento, attraverso lo studio delle nuvole e dell’acqua che le crea, oltre all’alto contenuto simbolico del poema.

Interpretando l’aforisma di Confucio

Dimmelo e me lo dimenticherò.
Mostramelo e probabilmente me ne ricorderò.
Ma coinvolgimi e lo comprenderò. “

Si può capire che, eseguendo la forma come una semplice ripetizione meccanica dei movimenti, senza comprendere il loro significato, potrebbe portare il praticante a non cercare la perfezione dei suoi gesti. Al contrario, ricercare e capire il significato di ciascun movimento porterà a un’armonia delle tecniche più completa accompagnata dalla naturalezza dei movimenti.

“Muovi piedi, ginocchia, gambe, busto, mani e testa in una sequenza armoniosa.
Sono come le perle di una collana: in equilibrio, mutando tra yin
e yang, tra corporeo e incorporeo, tra spazio e forma, da pieno a vuoto,
scorrendo come un fiume”.

L’interpretazione deve essere quindi intesa come un raggiungimento di comprensione e consapevolezza sull’importanza del giusto tempo di esecuzione di ciascun movimento e del suo significato al fine di raggiungere una perfetta armonia della forma. E per questo ci si può avvalere anche della musica.


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