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La Via del VTC – esperienza della tesi: Marina

Ho iniziato il VTC per riempire i tempi morti duranti i quali mio figlio praticava nella sala accanto il karate.

Ho iniziato gli esami per gioco…ma quando arrivi al 4° anno ti accorgi che non stai giocando.

Sono per natura curiosa e volevo capire perché la pratica ti fa stare bene, e la prima tesi è stata una ricerca alla domande che nei quattro anni mi ero posta, per capire come si sviluppa il percorso del VTC, come funzionano i meridiani,           come circola l’energia, come si leggono i poemi.

Alla Maestra Anna, l’argomento è piaciuto, mi ha stimolato a proseguire, mi ha dato altre idee, mi ha consigliato di leggere le tesi già presentate, – ‘non riuscirò mai a scrivere così. Nel frattempo ho fatto ricerche su internet, ho comprato libri sui diversi argomenti….

Ma il foglio rimaneva bianco: scrivo l’indice? No quello si compila per ultimo, faccio l’introduzione, no quella alla fine, ma da dove inizio… Ogni allenamento era diventata una richiesta di aiuto alla Maestra e ai compagni: hai iniziato?

Quanto hai scritto? Che carattere usi? Quale interlinea? Ma quante pagine dobbiamo compilare? Che bordi lasci? Le foto? Si le foto allungano la tesi… Ma che foto scelgo…

Passano i mesi, per questa tesi ho consumato montagne di carta, dovevo vedere nero su bianco le mie parole.

Ma che soddisfazione quando l’ho finita, quando ho visto con la coda dell’occhio un appunto del Maestro Bao Lan con scritto ‘bella tesi’, al Maestro piacciono le nostre tesi in particolare quelle del I Dang che parlano di noi.

Fatto l’esame ti senti leggera e pensi è fatta, è finita basta studiare ma …. È bastato un commento della Maestra Anna ‘ora si inizia a lavorare’ per capire che non ero arrivata alla fine del percorso ma ad un nuovo inizio.

Tesi 3°   Dang, che sarà, ne ho fatte altre 2, poi è una tesi a 4 mani, con la mia compagna di viaggio la Maestra Antonella. Titolo trovato facilmente, legato agli allenamenti settimanali dove accanto al VTC avevamo iniziato le pratiche del chi kung.

Mesi di schermo bianco, dal foglio sono passata al tablet che mi portavo dietro ovunque, l’ispirazione non si sa da dove arriva.

Richieste di aiuto alle Maestra Anna, parli con lei tutto sembra semplice, ti metti al lavoro e c’è il vuoto.

Nulla è cambiato rispetto alla prima tesi, le domande sono le stesse… Da dove inizio?

Lavorare a quattro mani può sembrare più semplice, perché ci si aiuta e ci si sostiene ma richiede empatia con il compagno, richiede di saper ascoltare: siamo diversi con percorsi di crescita diversi e obbiettivi diversi, richiede un pizzico di umiltà…siamo tutti draghi come nel Khiem Long.

La tesi diventa condivisione, parola non più di moda in questi ultimi anni, fatica e soddisfazioni che si intrecciano e sfociano in un grande abbraccio, in un pianto liberato…e si, il pianto fa parte del gioco.

“Non chiedere al Maestro cosa c’è oltre la porta, chiedi solo la chiave per aprirla. È tutto quello che può darti, il resto dipende da te” anonimo

Buon lavoro!

Marina Lazzaro

Istruttrice III Dang

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